Nell’indifferenza generale e nel disinteresse delle costituite Autorità di Governo della Regione, le acque prospicienti la Sicilia ritornano ad essere scenario per “giochi” di guerra: prenderà il via a giorni l’esercitazione aeronavale “Dynamic Manta” che vede schierate forze marittime ed aeree di dieci Paesi NATO, tra cui Italia, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Spagna, Grecia, Germania e Turchia, sotto la sovrintendenza del Comando marittimo alleato (Marcom) di Northwood. Ancora nessuna informazione nel portale del ministero della Difesa, ma la notizia dell’esercitazione è stata diffusa il 29 gennaio scorso dal Quartier generale supremo delle potenze alleate, con sede a Mons in Belgio, che ha reso noto il calendario delle 43 esercitazioni Nato in Europa programmate per il 2018.
La “dynamic Manta” giunge puntuale ogni anno nella stagione primavera/estate, e puntualmente ogni anno abbiamo posto in evidenza il chiaroscuro che questa importante esercitazione puntualmente mostra. È risaputo che rappresenta una delle più impegnative esercitazioni dedicate all’addestramento nell’area della Guerra anti sommergibile. È un’attività considerata preziosa sia per la parte navale che per la parte aerea: vengono, infatti, attuati impegnativi scenari di real world, con l’intento di fornire uniche opportunità di addestramento ai partecipanti. La “Dynamic Manta” offre, insomma, eccezionali condizioni per incrementare le capacità di combattimento per tutti gli assetti partecipanti, in un contesto operativo multinazionale.
Nelle “edizioni” precedenti delle manovre congiunte, così come presumibilmente accadrà ora, al largo delle coste siciliane si “scontreranno” navi, sommergibili, aerei e personale proveniente da dieci Paesi Alleati, i sommergibili battenti bandiera della Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia, Inghilterra e Stati Uniti, velivoli da pattugliamento marittimo ed elicotteri provenienti dal Canada, Francia, Italia, Turchia e Stati Uniti. Le Unità di superficie avranno l’opportunità di condurre un’articolata serie di operazioni contro i sommergibili, i sommergibili potranno assumere il compito di “cacciare ed essere cacciati”, in strettissimo coordinamento con gli assetti aerei e navali partecipanti.
Niente di nuovo dunque, forse un ulteriore allargamento di mezzi ed uomini partecipanti all’esercitazione. Nella “Dynamic Manta” dello scorso anno tra i mezzi navali statunitensi che prendevano parte alle manovre, era presente anche il cacciatorpediniere Uss Porter che il 6 aprile (a conclusione dell’esercitazione) unitamente al lanciamissili Uss Ross dal Mediterraneo Orientale sferrò un attacco missilistico contro la base aerea di Al-Shayrat, in Siria. La Sicilia – come sempre – sarà il punto d’appoggio della “Dynamic Manta”, con la base navale di Augusta e l’articolata installazione militare di Sigonella, col supporto logistico del porto di Catania. Installazioni che saranno utilizzate per le operazioni addestrative che impiegheranno oltre 5 mila uomini e una trentina di mezzi, tra pattugliatori, elicotteri, unità navali di superficie e sottomarini sia convenzionali che a capacità e propulsione nucleare.
Sono i sottomarini atomici che stazioneranno ad Augusta (e forse anche nel porto di Catania) a destare preoccupazione nei movimenti pacifisti che già hanno avanzato le loro proteste, facendo rimarcare (come sottolinea Augusta News) che “Anche per quest’anno, le complesse manovre militari di Dynamic Manta si svolgeranno in assenza di un piano prefettizio di emergenza nucleare esterna, aggiornato ed esteso al pubblico, così come impone dal 1995 la legislazione nazionale di recepimento delle direttive europee in materia di radioprotezione. Una grave omissione che solleva pesanti incognite sul rischio radiologico a cui sono periodicamente esposte le ignare popolazioni costiere del Siracusano e della restante fascia ionica (…)”. Le preoccupazioni, in realtà, non possono limitarsi solo alla circostanza dell’imminente “Dynamic Manta”: per quanto attiene il porto di Augusta – da quel poco che si può apprendere – i sottomarini atomici (di varia nazionalità NATO) fanno scalo periodicamente nel porto del Siracusano. E non è solo il timore che dovrebbe allarmare la collettività isolana (e, soprattutto, chi la governa) è lo scenario che presentano attualmente i Paesi dell’area del Mediterraneo (e aree limitrofe): questo il “punto” da considerare “focale”, in continua evoluzione negativa. E non solo: è il panorama che offre la Sicilia “militare”, con la consistente presenza di forze straniere “stabili” (USA), sofisticatamente armate, delle quali si sconosce la reale operatività, dai droni di Sigonella al Muos di Niscemi, alle “piattaforme” aerea di Trapani, ai depositi di munizioni (anche nucleari?) e alle diverse installazioni più o meno note sparse sul territorio. La “Dynamic Manta” che sta per svolgersi, pertanto, rientra in un quadro più ampio di “segnali” di guerra imminenti? E chi lo può dire? Già, basta ricordare il vecchio detto “al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere…”.